Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, a Parma per una Lectio Magistralis sul futuro dell’Europa

Al Teatro Regio un momento di riflessione sull’Unione Europea, tra coesione, partecipazione e democrazia

Parma, 27 maggio 2025

La Fondazione Collegio Europeo di Parma, centro di alta formazione riconosciuto a livello internazionale per il suo impegno nella promozione della cultura europea, ha ospitato martedì 27 maggio 2025 alle ore 17:30 Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, per una Lectio Magistralis dal titolo “Il futuro dell’Europa è nelle mani degli Europei”. La lectio si è svolta nella prestigiosa cornice del Ridotto del Teatro Regio di Parma.

La presenza della Presidente Metsola ha rappresentato un’occasione straordinaria per riflettere sul futuro dell’Unione europea in un momento storico di grandi cambiamenti e sfide. La sua Lectio ha offerto spunti di riflessione su temi chiave come la coesione tra gli Stati membri, il rafforzamento della democrazia partecipativa e il ruolo centrale dei cittadini europei e in particolare dei giovani nel plasmare le politiche dell’Unione.

L’apertura dell’incontro è stata affidata ai saluti istituzionali dei Soci Fondatori, dei Soci Sostenitori e della Fondazione Cariparma, che con la loro presenza hanno ribadito il sostegno convinto alla missione della Fondazione Collegio Europeo: diffondere i valori dell’integrazione europea attraverso l’istruzione e il dialogo tra culture.

A introdurre la Lectio è stato Cesare Azzali, Presidente della Fondazione Collegio Europeo di Parma, che ha posto l’accento sul ruolo del Collegio come luogo di formazione, confronto e sviluppo del pensiero critico sulle dinamiche europee. Un’istituzione che da anni prepara nuove generazioni di professionisti europei, favorendo una cittadinanza consapevole e attiva.

L’iniziativa si è inserita nel quadro delle attività promosse dalla Fondazione con l’obiettivo di rafforzare la conoscenza dell’Europa tra i cittadini. All’incontro hanno partecipato, oltre agli Allievi del Collegio, rappresentanti delle istituzioni, del mondo economico e imprenditoriale locale, nonché numerosi cittadini, a conferma del valore inclusivo e partecipativo dell’evento.

Con questa Lectio Magistralis, Parma si è confermata ancora una volta punto di riferimento per il dibattito europeo, ospitando una delle voci più autorevoli delle istituzioni comunitarie in un confronto diretto con il territorio.


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Lectio Magistralis « L’a »L’avenir de l’Europe est entre les mains des Européens »: Roberta Metsola au Collège Européen de Parme

Cet après-midi, la Fondation du Collège Européen de Parme, centre d’excellence en études européennes, a l’honneur d’accueillir Roberta Metsola, Présidente du Parlement européen, pour une lectio magistralis intitulée « L’avenir de l’Europe est entre les mains des Européens ».

L’événement débutera à 17h30 dans le cadre prestigieux du Ridotto du Teatro Regio de Parme.
Cette initiative s’inscrit dans le cadre de la mission plus large du Collège visant à former la future élite européenne, et sera ouverte, sur invitation, non seulement aux étudiants du Collège, mais également aux étudiants universitaires, aux représentants institutionnels ainsi qu’aux acteurs clés des secteurs économique, social et entrepreneurial. Un public diversifié aura donc l’opportunité d’assister à une réflexion politique et culturelle de haut niveau à un moment historique crucial pour l’avenir de l’Union européenne.

Tout au long de son mandat, la Présidente Metsola s’est concentrée sur des priorités essentielles pour la vie des citoyens de l’UE : la défense de la démocratie et des droits de l’homme, la lutte contre le changement climatique, ainsi que la promotion de l’innovation, de la croissance économique et de l’inclusion sociale. Une attention particulière a été portée à la jeunesse, avec un engagement fort en faveur de politiques européennes inclusives et réellement à l’écoute des attentes des jeunes générations.

Cesare Azzali, Président de la Fondation du Collège Européen de Parme, ouvrira l’événement en présentant la lectio et en soulignant le rôle fondamental du Collège dans la diffusion de la culture européenne et la promotion de la conscience civique.

La séance débutera par les salutations institutionnelles des Membres Fondateurs, des Membres de soutien et de la Fondation Cariparma, témoignant de l’engagement commun des acteurs locaux en faveur des valeurs européennes et de la reconnaissance de l’éducation comme outil essentiel d’intégration et de paix.

La rencontre avec la Présidente Metsola représente une opportunité exceptionnelle pour la ville de Parme et pour l’ensemble de la communauté du Collège Européen : un dialogue ouvert, de haut niveau et plus que jamais nécessaire sur l’avenir de l’Europe — en plaçant ses citoyens au cœur même de la discussion.

Riflessioni sul 9 maggio – dalla Comunità del Collegio europeo di Parma

Cosa significa l’Europa per me?

Europa per me è il fecondo valore della diversità, il vitale anelito della libertà, le profonde radici della storia. Europa è magia inebriante dell’arte, bellezza primordiale della natura,forza solida e pacifica della cultura. È il luogo del sacrale rispetto per la persona ed insieme della responsabilità dell’individuo verso la comunità. Dove il pluralismo delle idee, la tutela dei diritti e la valorizzazione dei talenti, liberi di competere e cooperare, creano le condizioni per generare prosperità e benessere diffusi. L’Europa per tutto questo è la mia casa, Europa é casa mia. E spero e voglio con tutto me stesso che possa sempre esserlo, ancora più forte ed aperta al mondo, per i miei figli e per i miei nipoti.

Marco

Cosa significa l’Europa per me?

Per me l’Europa è il luogo in cui comunità, sicurezza, opportunità e libertà si intrecciano. Eppure, per molti, oggi l’Europa appare lontana, incerta, a tratti irrilevante. Proprio per questo credo che la formazione sui temi europei sia essenziale per superare queste distanze, comprendere le sfide comuni e rafforzare il senso di appartenenza.

Solo attraverso la conoscenza possiamo diventare cittadini consapevoli e attori del futuro dell’Unione.

Cosa significa l’Europa per me?

L’Europa rappresenta uno spazio comune fatto di riferimenti geografici, ma soprattutto una realtà in cui vengono condivisi valori comuni.

Al centro di questa costruzione, c’è un’eredità storica composta da riferimenti ed eventi che fanno parte del patrimonio tradizionale comune dei paesi europei. L’idea di un’Europa politica non è solo il risultato degli ultimi settant’anni. Tuttavia, si può affermare che diventa effettiva con la creazione di un sistema istituzionale stabile nel 1957, grazie alla firma del Trattato di Roma. La definizione di Unione Europea è invece dovuta alla ratifica del Trattato di Maastricht nel 1992. Il passaggio dal concetto di « Comunità » al concetto più forte di « Unione Europea » è stato significativo, perché a un certo punto gli Stati membri sono diventati abbastanza maturi da riconoscere che erano legati l’uno all’altro non solo da vantaggi economici.

Oggi, l’UE non è né uno Stato né un’organizzazione internazionale classica, perché le decisioni istituzionali hanno un forte impatto sulla vita dei cittadini europei, tanto quanto le decisioni nazionali. L’Europa è una creatura unica, fondata sul sogno di unità e pace in un continente che è stato segnato da conflitti per secoli. Inoltre, questo sogno non è rimasto solo un’aspirazione generale scritta su vecchie dichiarazioni polverose, ma è diventato concreto, economicamente, politicamente e socialmente parlando. Di conseguenza, la conoscenza della struttura e delle attività dell’UE è fondamentale per esercitare pienamente la cittadinanza europea.

Sono fermamente convinta che il percorso debba essere orientato verso un passo importante e fondamentale per fare dell’Europa una vera entità federale: il progetto di una Costituzione comune. Abbiamo già le basi con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e le « tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri ».

Sarebbe illusorio considerare, allo stato attuale dei fatti, l’Unione Europea come il « migliore dei mondi possibili ». Ci sono molti miglioramenti che dovrebbero essere fatti per approfondire l’integrazione. L’Europa significa complessità e frammentazione, e spesso gli Stati membri tendono a enfatizzare la loro sovranità nazionale su questioni rilevanti come l’immigrazione, l’ambiente e la protezione sociale. Le sfide presenti e future devono essere affrontate insieme, poiché i paesi europei non sono più competitivi rispetto ai giganti come gli Stati Uniti o la Cina.

Inoltre, credo fermamente che in Europa sia fondamentale scegliere « cosa vogliamo diventare quando cresceremo ». Il contesto internazionale si trova a un bivio: da un lato le guerre, dall’altro la rivoluzione dell’I.A. (rivoluzione ontologica), e l’UE dovrebbe passare dall’adolescenza all’età adulta, formando la propria identità e diventando capace di mantenere una posizione ferma e comune. Questo è possibile solo tornando alle origini dell’Unione per recuperare lo scopo originale, adattandolo poi alla contemporaneità.

Per essere più concreti, le linee guida originali come i principi di democrazia, uguaglianza e pace dovrebbero essere integrate con la protezione dell’ambiente e una tecnologia orientata all’essere umano.

Laura Gigliotti

 

Cosa significa l’Europa per me?

Per me, l’Europa non è semplicemente un continente o un insieme di paesi: è, prima di tutto, uno spazio di scambio, comunicazione e sicurezza. È un luogo in cui idee, lingue, storia, culture, tradizioni e, soprattutto, persone attraversano i confini, creando così un modello unico di integrazione.

Non mi sono mai sentita veramente appartenere solo a uno Stato. In effetti, il mio senso di appartenenza è sempre stato più ampio, soprattutto considerando che provengo da una regione transfrontaliera. Ecco perché, dal mio punto di vista, essere europea è molto più di una semplice considerazione: è un privilegio che deve essere protetto e difeso.

Far parte dell’Europa significa appartenere a una comunità di persone che, nonostante le loro differenze, hanno scelto di condividere un cammino comune. Insieme, abbiamo deciso di costruire il nostro futuro sulla comunicazione e sulla pace, piuttosto che sulla divisione e sul conflitto.

Per concludere, l’Europa può essere paragonata a un porto sicuro in cui cercare protezione nei momenti di incertezza. Un esempio straordinario di cooperazione. È il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.

Veronica Dreassi

 

Cosa significa l’Europa per me?

“Uniti nella diversità”, non c’è modo migliore per iniziare a spiegare cosa significhi l’Europa per me. Siamo 27 paesi con culture, lingue, tradizioni, pensieri politici diversi e, tuttavia, siamo stati in grado di creare una nuova e unica entità: l’Unione Europea. Un’entità che persino gli esperti faticano a definire, poiché si tratta di un’organizzazione completamente innovativa.

Non voglio concentrarmi su cosa sia tecnicamente l’Unione Europea, ma piuttosto su cosa rappresenti per me. L’UE significa opportunità, libertà, multiculturalismo, multilinguismo e forza, ma anche sfida, negoziazione e compromesso. Questo per dire che, grazie all’UE, godiamo di molti diritti e benefici, ma non sono stati conquistati facilmente. L’Unione Europea che conosciamo oggi è il risultato di un lungo e complesso processo, durante il quale gli Stati membri hanno dovuto imparare a dialogare, a raggiungere compromessi e a lavorare insieme.

Quando le persone mi chiedono perché tengo così tanto all’UE e perché sia importante per me, la prima cosa che mi viene in mente è: la libera circolazione. Appartengo alla “generazione Schengen ed Euro”: non ho mai usato la vecchia valuta italiana e non ho mai sperimentato i controlli alle frontiere all’interno dell’UE. Solo quando ho viaggiato fuori dall’UE/dallo Spazio Schengen e ho affrontato tutta la burocrazia per ottenere un visto, ho veramente capito quanto siamo fortunati, come europei, a poter godere della facilità di movimento.

Una volta, il mio insegnante di liceo mi disse: “Quando viaggerai fuori dall’Europa, capirai cosa significa essere europei”. Ebbene, ho capito che far parte dell’UE è un privilegio, ma non possiamo darlo per scontato. L’UE è un progetto in continua evoluzione, e ognuno di noi può contribuire a plasmarne il futuro.

Valentina Giombetti

 

Cosa significa l’Europa per me?

Durante la mia adolescenza, come la maggior parte dei giovani, ho iniziato a pormi delle domande, a interrogarmi su ogni sorta di cosa. Sentivo che la mia comprensione del mondo era limitata e che dovevo approfondire, leggere ciò che altre persone più intelligenti ed esperte avevano scritto nel corso del tempo sulle questioni fondamentali dell’esperienza umana.

Ovviamente, avevo già iniziato questo percorso a scuola, leggendo autori italiani come Dante, Montale, D’Annunzio, ecc., ma non era affatto sufficiente. Ho trovato solide basi in Kierkegaard, poi Žižek, Chesterton, Camus, Ionesco, Pastakas e molti altri. Entrando nell’età adulta, la mia coscienza, il mio sistema di credenze e il mio modo di ragionare si sono formati grazie a una moltitudine di autori provenienti da diverse nazioni. E mentre, naturalmente, mi sentivo italiano, percepivo anche un forte legame con i miei concittadini europei, con i quali, a volte, paradossalmente, mi sentivo di condividere più cose che con i miei stessi connazionali. È stato bello scoprire che, grazie agli sforzi di grandi statisti come Schumann, De Gasperi, Delors e molti altri, quel sentimento non doveva essere semplicemente una caratteristica del mio carattere, ma era già stato tradotto in un’entità politica comune che ci permetteva di avere un’identità condivisa non solo nella mente, ma anche nella pratica.

Ho iniziato a capire come l’interconnessione tra le nazioni europee potesse promuovere non solo la prosperità economica, ma anche lo scambio culturale e la crescita intellettuale. L’Unione Europea, con i suoi confini aperti e i suoi quadri di collaborazione, è diventata un simbolo di speranza e progresso, un faro di libertà basato su valori fondamentali che sono stati sviluppati in questo continente e che, oggi, sono minacciati.

L’idea originale dell’Europa, un continente in cui nazionalismo e isolazionismo potessero essere superati attraverso la cooperazione e la comprensione reciproca, è stata oscurata dai fallimenti materiali dell’economia negli ultimi anni, dando vita, in tutto il mondo, a movimenti che cercano di tornare a un mondo di palizzate, bombe e orrori.

Ci siamo abituati al nostro stato di relativa prosperità e libertà. Mentre alcuni potrebbero sostenere l’idea di voltare le spalle a tutti i progressi che abbiamo realizzato, io credo fermamente che dovremmo lottare per una maggiore apertura, piuttosto che per un arroccamento; per lo scambio, piuttosto che per l’isolamento. L’idea di un’Europa unita possiede ancora un immenso potenziale che aspetta solo di essere realizzato, e spetta a noi farlo.

Matteo Pintore

 

Cosa significa l’Europa per me?

L’Europa è una promessa di pace e prosperità. A 75 anni dalla Dichiarazione di Schuman, che ha avviato la creazione della prima Comunità Europea, l’Unione Europea può giustamente celebrare il fatto di aver mantenuto quella promessa. Certamente, non è perfetta e molte persone si lamentano dell’Unione, ma le ultime generazioni non hanno mai combattuto una guerra in Europa e l’europeo medio gode di un buon tenore di vita, in Stati democratici ed economicamente avanzati.

L’Europa è una garanzia per tutti i nostri diritti e le nostre libertà. L’Unione Europea rappresenta un’area di libertà che è eccezionale nel mondo. Una gran parte del pianeta, governata da regimi autoritari e colpita da sottosviluppo economico, non riconosce affatto i diritti e le libertà che per un cittadino europeo medio sono considerati normali, se non addirittura scontati.

L’Europa è un metodo. È l’importanza di tutte le voci coinvolte che, attraverso processi difficili, cercano di raggiungere decisioni buone o almeno accettabili per tutti. Un’organizzazione democratica sovranazionale unica nel suo genere. Basta considerare la difficoltà di raggiungere accordi tra 27 Stati membri o anche solo di ottenere una maggioranza qualificata, senza parlare delle sfide di un Parlamento multinazionale, con tutte le lingue diverse parlate, che deve raggiungere anch’esso una maggioranza quando coinvolto nel processo legislativo.

L’Europa è diversità e, nonostante le differenze, gli Stati membri hanno trovato un modo per coesistere pacificamente in un continente in cui, per secoli, la guerra era il mezzo standard per risolvere le dispute tra Stati.

L’Europa è una speranza rassicurante. La possibilità di raggiungere un livello di prosperità maggiore unendo le forze delle diverse economie europee. La possibilità di arricchire ogni paese con l’esperienza degli altri. La possibilità di sinergie economiche o politiche. La possibilità di libera circolazione, per trovare un lavoro ovunque nell’Unione o per decidere di rimanere nel proprio paese di origine.

L’Europa è una struttura giuridica complessa che implica l’integrazione di molte leggi nazionali diverse sotto il primato del diritto europeo. L’Europa è la stabilità rappresentata dalla Banca Centrale Europea e dalla moneta unica.

L’Europa è il Mercato Unico. Una grande opportunità per tutte le nostre imprese di competere in un mercato più ampio di quello nazionale, una possibilità di crescita più ricca. Implica le quattro libertà che, in un certo senso, hanno cambiato la vita degli europei.

L’Europa è il progetto Erasmus. La possibilità per gli studenti europei di vivere un’esperienza in un altro paese durante gli anni universitari e di capire quanto sia vasta la nostra Unione e quanto siano diversi gli europei, pur facendo parte della stessa storia di integrazione.

L’Europa è la possibilità per tutti gli Stati membri di far parte di un’entità capace di giocare un ruolo sul palcoscenico mondiale. L’Unione Europea, insieme, può competere con tutte le grandi potenze in tutti i campi.

In conclusione, per me l’Europa è l’unica strada verso un futuro pacifico e prospero.

Augusto Crestani

 

Cosa significa l’Europa per me?

L’Unione Europea rappresenta una delle più grandi conquiste della civiltà umana, un esempio duraturo di ciò che le persone possono realizzare attraverso la pace, la cooperazione e i valori comuni.

Nata all’indomani di guerre devastanti, l’UE riflette la profonda consapevolezza che la guerra non solo blocca il progresso economico, ma danneggia anche la crescita morale e personale degli individui e delle società.

Rappresenta un cambiamento significativo nel modo in cui la regione vede sé stessa, costruita su un forte impegno verso i diritti umani universali e i valori fondamentali che ne costituiscono il principio guida.

Eppure, l’UE non è solo un prodotto della storia; è anche un progetto nuovo e in continua evoluzione, un motore vivo di integrazione che continua a promuovere, proteggere e praticare i suoi valori di democrazia, diritti umani e stato di diritto quotidianamente nei suoi 27 Stati membri.

Facendo questo, l’UE può essere vista sia come un simbolo sia come un meccanismo di progresso continuo, dimostrando che l’unità nella diversità non è solo possibile, ma essenziale per un futuro migliore, non solo in Europa, ma potenzialmente ovunque.

Matteo Sartorio

Cosa significa l’Europa per me?

Per me, l’Europa rappresenta sia una realtà vissuta che un’aspirazione condivisa, un progetto radicato nella pace, nell’unità e nella convinzione che la cooperazione possa superare i conflitti. Mentre celebriamo il 75° anniversario della Dichiarazione di Schuman, rifletto non solo sui successi storici dell’Europa, ma anche su ciò che l’Unione Europea continua a significare per la mia generazione e per il futuro che stiamo costruendo insieme.

L’Europa è, prima di tutto, uno spazio di pace. La Dichiarazione di Schuman immaginava un continente in cui la guerra non sarebbe stata solo « impensabile, ma materialmente impossibile ». Questa visione ha posto le basi per una stabilità senza precedenti, sostituendo secoli di rivalità con il dialogo e l’interdipendenza. Per me, l’UE è un promemoria quotidiano che la diplomazia, il compromesso e le istituzioni comuni possono superare anche le divisioni più profonde.

L’Europa è anche una comunità di valori. La democrazia, lo stato di diritto, la dignità umana e la solidarietà non sono principi astratti. Sono luci guida che orientano le politiche, proteggono i cittadini e rafforzano le nostre società. Come persona profondamente interessata al diritto europeo e alle politiche pubbliche, ammiro l’impegno dell’UE nel difendere questi valori in un contesto globale sempre più complesso e difficile. Non è sempre facile, ma resta essenziale.

Personalmente, l’Europa mi ha dato opportunità che non sarebbero esistite senza l’integrazione. La possibilità di studiare in lingue diverse, di collaborare con coetanei oltre i confini, di viaggiare liberamente e sentirmi a casa in diversi paesi: queste esperienze hanno modellato chi sono. Mi hanno reso più aperto, più curioso e più consapevole della responsabilità che deriva dall’essere cittadino europeo.

L’Europa è più che istituzioni e libertà. È un’unione di diversità. Ciò che mi ispira di più è come l’UE trasformi la differenza in forza, come 27 nazioni, ognuna con la propria lingua, storia e identità, riescano a legiferare, negoziare e immaginare un futuro comune. Non è sempre semplice, ma l’atto stesso di unirsi è ciò che dà all’Europa il suo carattere unico e la sua resilienza.

Allo stesso tempo, l’Europa è un progetto ancora in corso. Nuove sfide come il cambiamento climatico, le migrazioni, l’erosione democratica e l’instabilità geopolitica richiedono un impegno rinnovato. La Dichiarazione di Schuman era audace per la sua epoca, ma il suo spirito di innovazione e cooperazione è altrettanto necessario oggi. Essere europei significa impegnarsi attivamente in questa storia in evoluzione, contribuire con idee, chiedere conto alle istituzioni e non dare mai per scontata l’unità.

Per me, l’Europa è speranza. Non un ottimismo ingenuo, ma la convinzione che siamo più forti quando lavoriamo insieme, nonostante le nostre differenze. È sia un privilegio che una responsabilità far parte di questa Unione, e sono determinato a contribuire a plasmarne il futuro.

Settantacinque anni dopo la visione di Robert Schuman, vedo l’Europa non solo come una struttura politica, ma come una promessa di pace, progresso e appartenenza.

Francesca Pallucchini

 

Cosa significa per me l’Europa?

che senso ha una tale domanda? Come dire cosa significa per me la famiglia!

Appartengo, anzi ho la fortuna di appartenere, ad una generazione che non ha conosciuto né la guerra né le frontiere, ha solo avuto euro in tasca, può comunicare per telefono, o meglio attraverso il telefono, in qualsiasi paese europeo, inoltre ho la fortuna di poter comunicare nelle più diffuse lingue veicolari europee.

Quindi, l’Europa fa parte della mia vita. Allo stesso tempo, mi rendo conto che per molti giovani anche della mia generazione, i vantaggi dell’Europa sono meno visibili, a loro vorrei dire che i problemi, più grandi di noi, che abbiamo di fronte nel mondo possono trovare una soluzione se gli Stati europei agiscono insieme, in modo coordinato. Molto spesso una buona parte dei problemi che abbiamo li hanno anche i giovani di altri paesi, quindi tanto vale trovare delle soluzioni comuni. La delusione è che spesso i politici nazionali guardano più al breve termine ed ai piccoli interessi di chi li vota. Troppo spesso abbiamo uomini e leader politici ma non veri Leader.

Oscar 


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9 maggio: l’Europa 75 anni dopo la dichiarazione Schuman

Alfredo De Feo

Il 9 maggio è una data importante per l’Europa: la dichiarazione lanciata da Robert Schuman nel 1950 segna l’inizio del progetto europeo ed apre un periodo di pace senza precedenti nella storia dei nostri paesi.

L’idea di costruire la pace in Europa attraverso una collaborazione tra gli Stati, era nata con il Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni e con le esortazioni di Winston Churchill, nei celebri discorsi di Zurigo e dell’Aja. Ma fu Robert Schuman, ministro degli esteri francese, che concretamente raccolse la sfida facendo un appello agli altri Stati. Traducendo la spinta ideale di Spinelli ed altri in azione politica.

L’8 maggio, Robert Schuman presentò il suo piano, preparato nella più grande discrezione insieme a Jean Monnet.  ai ministri dell’Economia del Regno Unito, dell’Italia e dei tre paesi del Benelux. La sera dell’8 maggio, tutti i documenti preparatori furono distrutti. Dopo l’assenso dei Ministri dei 5 paesi,  Schuman inviò un  suo emissario personale a Bonn che informò Konrad Adenauer della proposta francese. La mattina del giorno successivo, appena ricevuta la notizia della reazione entusiasta del Cancelliere  Adenauer, Schuman informò il Governo francese e convocò la conferenza stampa che si sarebbe tenuta al Quai d’Orsay il 9 maggio alle 18.

Robert Schuman presento’ cosi la dichiarazione che avrebbe aperto la strada al processo di integrazione, per piccoli passi, dei sei paesi fondatori della Comunità europea.

La dichiarazione Schuman formulò in modo semplice una serie di obbiettivi che vennero condivisi da statisti come Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi e dai paesi del Benelux. Piccolo particolare le discussioni tra i tre leader dei paesi del dopoguerra avvenivano in tedesco.

Il  linguaggio della dichiarazione è semplice, indica l’obiettivo ambizioso, costruire l’unità dell’Europa, ma in modo realistico « Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.

La motivazione profonda della Dichiarazione, si ritrova nelle prime righe L’Europa

non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra…..La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionata ai pericoli che la minacciano.

 

Quindi il 9 maggio 1950 pone l’obiettivo di costruire e preservare la pace.

 

Il ricordo di un anniversario importante non deve però essere un momento rivolto solo al passato ma guardare al presente ed al futuro. L’Europa si è costruita per tappe.  Jean Monnet sosteneva che  l’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà il risultato delle risposte alle crisi. Quando tutto sembrava finito, ma poi tutto ripartiva. Questo ci rende fiduciosi.

 

Nell’Europa di Delors dominava uno idealismo europeo: la realizzazione del Mercato Unico, la caduta del muro di Berlino, l’entusiasmo per le nascenti democrazie nell’europa centrale ed orientale, ed infine, ma non ultimo, la nascita della moneta unica.

L’alba del nuovo millennio ha visto crescere un certo scetticismo sul processo di integrazione. Le difficoltà di integrazione dei paesi entrati a far parte dell’Unione Europea, le crisi finanziare e le crisi dell’Euro, la Brexit, la pandemia, l’espansionismo russo ed infine il cambio di amministrazione negli Stati Uniti obbligano l’Europa di oggi ad una prova difficile il cui risultato non è scontato.

 

D’altra parte intorno a queste crisi si è ricreata una rinnovata unità europea, che ha permesso di negoziare compatti con il Regno unito, di sostenere l’Ucraina, di lanciare il debito comune con il piano di ripresa e resilienza, tutti elementi che, pur con i problemi di applicazione, che hanno ridato speranza e senso di appartenenza Europea ad una maggioranza di cittadini europei.

 

Detto questo, non si possono nascondere segnali preoccupanti: la crescita di partiti nazionalisti e pro russi in molti paesi europei, gli attacchi della nuova amministrazione americana per dividere l’Europa. Lo scenario geopolitico stanno cambiando, ma l’equilibrio non è stato ancora raggiunto. Tutte le dichiarazioni dal Presidente Trump, alla Presidente von der Leyen alla Presidente Meloni e di tutti i leader mondiali fanno parte di un tatticismo che dovrà trovare un punto di caduta.

 

L’Europa ha certo delle debolezze, soprattutto sul piano tecnologico, nella capacità di innovare, debolezze che in buona parte sono attribuili alla non-Europa, cioè tutto quello che l’Europa avrebbe potuto fare ma non ha, ancora, fatto. Le conclusioni del Rapporto Letta sul completamento del mercato unico, e di quello di Mario Draghi sul rilancio della competitività europea ed infine le raccomandazioni della Presidente della BCE Christine Lagarde, che incita a procedere speditamente sulle riforme, danno speranza che ci sono gli spazi per un rilancio europeo.

 

Per concludere, l’Europa ha molte armi per difendere la propria sovranità ed il proprio modello di sviluppo. Non possiamo che augurarci che gli Stati, sotto  l’impulso ed il coordinamento delle Istituzioni europee, prendano le decisioni coraggiose, come hanno saputo fare in passato, perché è cosi che l’Europa di oggi funziona e non ci si deve nascondere dietro il paravento dell’unanimità. Già in passato molte decisioni importanti sono state prese dagli Stati che ci hanno creduto, lasciando la porta aperta agli altri, cosi è stato per la creazione dell’Euro, per l’accordo di Schengen sull’abolizione delle frontiere interne all’Unione. L’Europa dei volenterosi permetterà di fare un balzo in avanti anche in questa crisi.

 

https://www.cvce.eu/en/obj/ninth_and_final_draft_of_the_schuman_declaration_6_may_1950-en-4909847d-df12-4c67-83d2-8e0978da025b.html

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L’Europa a 75 anni dalla Dichiarazione Schuman: da un sogno di pace ad una sfida globale

Parma, 9 maggio 2025 – ore 11:30


Aula Cavalieri dell’Università di Parma

Da un sogno di pace a una sfida globale: è questo il titolo dell’incontro che si terrà venerdì 9 maggio 2025 alle ore 11:30 presso l’Aula Cavalieri dell’Università di Parma, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Schuman, atto fondativo del processo di integrazione europea.

L’evento, che si inserisce nel programma della Festa per l’Europa della città di Parma, sarà un momento di riflessione pubblica e partecipata su come l’idea di unità europea, nata nel secondo dopoguerra per garantire la pace, si stia oggi trasformando in una sfida globale tra sicurezza, sostenibilità e coesione sociale.

Interverranno:

  • Paolo Martelli, Rettore dell’Università di Parma

  • Cesare Azzali, Presidente della Fondazione Collegio Europeo di Parma

Seguirà un intervento in collegamento su “L’impatto della Dichiarazione Schuman del 1950” a cura di:

  • Alfredo De Feo, Direttore scientifico del Collegio Europeo di Parma

Ne discuteranno:

  • Jean-Louis De Brouwer – Direttore del Programma Affari Europei, EGMONT – Royal Institute for International Relations (intervento in lingua inglese)

  • Emanuela Maio – Docente del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, Università di Parma

  • Emanuele Castelli – Docente del Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali, Università di Parma

L’ingresso è libero e aperto a tutta la cittadinanza.
Al termine dell’incontro, i partecipanti sono invitati a un momento conviviale con aperitivo offerto.

Europa: Eppur si muove

Di Alfredo De Feo

Quando si vive una vita normale, fatta di preoccupazioni quotidiane, bambini, salute necessità di risolvere gli inevitabili problemi, piccoli e grandi, è difficile concentrarsi su quanto avviene nel mondo, le strategie geopolitiche, i rischi per la nostra economia quindi per il nostro stile di vita ed il nostro benessere, per il futuro dei nostri figli. È difficile ma dobbiamo farlo.

Per lunghi decenni, la coesistenza tra i paesi si è basata su una serie di principi basilari: il rispetto della democrazia e dell’autonomia dei vari paesi, il rispetto delle regole internazionali, il non uso della forza per risolvere tensioni, la promozione di un commercio mondiale sempre più libero e senza barriere doganali che aumentasse il benessere dei cittadini in modo generalizzato. Il tutto garantito da una serie di organizzazioni internazionali.

Ci piaccia o no, la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina nel febbraio 2022 ha innescato una svolta negli equilibri del mondo. Le tensioni in Medio-oriente, al confine sud dell’Europa, hanno aggravato la situazione.

L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, nel gennaio 2025, ha portato un ulteriore scossone all’equilibrio mondiale, con un forte impatto sull’Europa ed i suoi Stati. Non ho bisogno di enumerare i proclami ed i contro proclami del Presidente Trump e del suo cerchio ristretto. I governi europei devono affrontare le sfide e prendere delle decisioni difficili, sapendo guardare al medio-lungo termine, piuttosto che ai sondaggi immediati ed avere la capacità di spiegare ai cittadini il senso di scelte che possono apparire nel breve termine impopolari.

Il mandato all’unanimità dato dagli Stati e dalla maggioranza del Parlamento europeo è un primo segnale che l’Europa è pronta a stare unita e cominciare a creare delle sinergie in materia di difesa. L’altro aspetto positivo, che traspare dal libro bianco, è che si comincia a costruire qualcosa partendo dagli Stati, con l’obiettivo di coordinare meglio la produzione e gli acquisti di materiale bellico, sviluppare una condivisione di informazione dei servizi di intelligence nazionali, lo stesso vale per la tecnologia le comunicazioni e cosi via.

Una buona parte di queste iniziative, che vedremo meglio solo quando saranno presentate le proposte, saranno finanziate con debito comune garantito da tutti gli Stati. Sull’esempio di quanto fatto con il Next Generation EU. Questo piano, favorito dall’ allentamento delle regole del Patto di Stabilità, dovrebbe a termine consentire agli Stati Europei di essere più autonomi nella difesa del proprio territorio e dei propri valori, una prima risposta al disimpegno americano dalla difesa dell’Europa.

A questo, si deve segnalare la svolta in atto in Germania dove, sotto la guida del futuro cancelliere, Friederich Merz, sarà votata una riforma costituzionale per sopprimere il limite di spesa per finanziare spese legate alle infrastrutture all’ambiente ed alla difesa. Una vera e propria rivoluzione.

Seconda emergenza, quella del commercio. Il Presidente Trump ha iniziato ad introdurre dazi su molte merci importate, dando vita alle ritorsioni da parte dei paesi colpiti, creando di fatto un forte impoverimento dell’economia dei paesi (Europei e non) colpiti. Difficile dire a questo stadio tali dazi siano l’obiettivo finale del Presidente americano o solo una strategia negoziale, ma nei due casi questi atteggiamenti richiedono delle prese di posizione da parte dell’Europa, altrettanto forti. Con posizioni forti e decise sarà d’altra parte più facile negoziare.

Difficile dire se i leader europei sapranno essere solidali tra di loro nell’interesse di difendere la sovranità nazionale ed europea. È una grande opportunità ma non è sicuro che tutti sappiano coglierla. D’altra parte va ricordato che i Trattati europei prevedono la possibilità di portare avanti azioni con la cosiddetta “cooperazione rafforzata” (con la partecipazione di almeno nove stati) o in ultima analisi, attraverso accordi tra gli Stati, al di fuori del quadro giuridico dell’Unione Europea, come per esempio stanno facendo Francia ed Inghilterra per garantire il sostegno all’Ukraina (la coalizione dei volenterosi).

Per concludere, l’opinione pubblica dovrebbe essere cosciente che le sfide che abbiamo di fronte non riguardano gli altri ma noi stessi, la nostra libertà i nostri valori, non vogliamo lasciare ai nostri figli la scelta se vivere da sudditi americani o sudditi cinesi o russi ma di essere orgogliosamente europei con le nostre identità nazionali. Può essere motivo di ottimismo sapere che la generazione Erasmus è più avanti e questo lo ha già assimilato.

Pubblicato sulla Gazzetta di Parma 18 Marzo 2025


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Iscriviti al DASE per contare nell’Europa di domani

Sono ufficialmente aperte le selezioni per il “Diploma e Master Universitario in Alti Studi Europei” (DASE).

Per illustrare il percorso, mercoledì 7 maggio 2025, a partire dalle 17:30, avrà luogo un Webinar di presentazione del Master, aperto a tutti gli interessati ad approfondire le proprie conoscenze sull’Unione Europea. L’evento sarà un’occasione unica ed irripetibile per scoprire l’offerta formativa del Corso, le opportunità (didattiche e di inserimento professionale), proposte dal programma, ed i benefici di una formazione altamente qualificata e sempre al passo con le principali sfide che l’Unione Europea si trova ad affrontare quotidianamente.

Il DASE si caratterizza per un’offerta formativa interdisciplinare, capace di fornire agli studenti conoscenze e competenze concernenti la sfera giuridica, economica e politica dell’Unione Europea (e non solo!)

Il programma, della durata di 1 Anno Accademico, si struttura in 2 fasi.

Nella prima, gli studenti frequentano 2 Semestri, composti da lezioni, seminari, esercitazioni pratiche e Lectiones Magistrales, tenuti prevalentemente in lingua inglese.

Nel corso del Primo Semestre, gli studenti seguono i “Corsi Fondamentali”, aventi ad oggetto la storia, l’ordinamento giuridico ed il funzionamento dell’Unione Europea.

Durante il Secondo Semestre, ciascuno studente ha invece la possibilità di selezionare un proprio percorso di specializzazione, a scelta tra i seguenti:

  • EU Policies and Economic Governance
  • EU in the Global Stage
  • Food, Green Deal and Current Issues

Nella seconda fase, necessaria per il conseguimento del titolo di Master Universitario (Primo e Secondo Livello), rilasciato dall’Università di Parma, gli studenti sono invece chiamati a svolgere un percorso di Tirocinio (in ambito nazionale, europeo, o internazionale) e redigere una Tesi.

Perché scegliere il DASE?

Il DASE si configura come un percorso accademico estremamente professionalizzante.

Nel dettaglio, grazie all’intrinseca multidisciplinarietà del programma, si acquisisce non soltanto una conoscenza teorica, ma anche (e soprattutto) pratica dell’Unione Europea.

Quest’ultimo aspetto risulta essenziale e strategico per la costruzione di una carriera nell’ambito della cosiddetta “EU Bubble”.

In aggiunta a ciò, si ha la possibilità di studiare in un ambiente internazionale e, al tempo stesso, di entrare in contatto con la nostra Faculty, composta non soltanto da Professori Universitari, ma anche da Alti Funzionari delle Istituzioni Europee.

Ultimo, ma non per importanza, i nostri studenti hanno sempre a disposizione un servizio di Tutoraggio Accademico, che li supporta sia nel percorso formativo, che nella ricerca di opportunità di Tirocinio.

Per ricevere tutte le informazioni utili (Programma Didattico, Borse di Studio, scadenze, quota di iscrizione, etc.), partecipa al nostro Webinar.

 Dettagli dell’evento:

  • Data: Mercoledì 7 Maggio 2025
  • Orario: 17:30 – 18:30

Modalità: Online – Accesso gratuito, previa registrazione al seguente link: https://events.teams.microsoft.com/event/9d5f12e3-8895-47fe-bd0a-5ac9a9667dde@0643d616-8ab5-4db2-9664-62be1b30c46a

 

Scegli il DASE e costruisci, insieme a noi, il tuo futuro professionale!

Le ragioni del ReArm Europe

Di Marco Ziliotti

Il 6 marzo scorso ventisei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, superando (finalmente!) la regola dell’unanimità, hanno approvato il piano denominato ReArm Europe. Declinato in cinque punti, esso istituisce uno strumento finanziario comune europeo, che fornirà 150 miliardi di euro agli Stati membri per investimenti nella difesa; introduce una deroga (clausola di salvaguardia) ai parametri del patto di stabilità e crescita, che apre uno spazio fiscale ai singoli Stati per spese per la difesa di ulteriori 650 miliardi; promuove la mobilitazione di capitali privati, tramite la Banca Europea per gli Investimenti, al fine di incentivare gli ingenti risparmi europei al finanziamento di imprese domestiche del settore difesa.

Dunque, un pacchetto da 800 miliardi di sole risorse pubbliche, oltre a quelle private, che, da un lato, con la deroga da 650 miliardi, manda di fatto in soffitta i vincoli dell’appena nato patto di stabilità e crescita; dall’altro, col fondo europeo da 150 miliardi, compie il primo passo verso la costituzione di un vero sistema di difesa comune, necessariamente finanziato da comuni risorse.

Il progetto, per le sue dimensioni e soprattutto per la natura dei suoi obiettivi, può a tutta evidenza essere definito di portata storica. È altrettanto evidente che “ReArm”, per di più “a casa nostra”, è una parola che non dovrebbe suscitare entusiasmo da parte di nessuno. Ben comprensibile, quindi, che l’iniziativa abbia provocato un acceso dibattito, non solo nelle stanze della politica di professione, ma anche fra l’opinione pubblica e nelle coscienze stesse dei cittadini. Il ché è bene, volendo fortemente continuare a credere che il libero confronto dialettico tra idee sia il valore più prezioso delle nostre democrazie liberali.

Ma, in un tornante della Storia oggettivamente così complesso, è indispensabile avere chiari alcuni cruciali elementi di contesto. Primo dato di fatto è il velocissimo e rilevante incremento dei rischi geopolitici per i Paesi europei. Intendiamoci: non si tratta qui di evocare scenari con la cavalleria cosacca in Piazza S. Pietro; ma è innegabile l’inquietante crescendo dell’uso della forza contro l’Europa da parte della Russia di Putin. Violenza militare vera e propria, mobilitando tutte le risorse umane ed economiche disponibili, in Ucraina. Ma pure violenza nella forma insidiosa della guerra ibrida: continui cyberattacchi, sempre più aggressivi e diffusi, ai sistemi informatici prevalentemente di enti pubblici; ingerenze sempre più pervasive sulle opinioni pubbliche, soprattutto in occasione degli appuntamenti elettorali, con massiccia e scientifica diffusione di fake news e tramite sostegno – più o meno coperto – a formazioni politiche e partiti apertamente antieuropeisti, quando non espressamente filorussi. Il ripristino della storica influenza russa con un perimetro analogo a quello dei tempi dell’U.R.S.S. è un obiettivo dichiarato; e non è certamente di conforto che, come affermato pochi giorni fa dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “la visione della nuova amministrazione americana riguardo alle configurazioni di politica estera coincide in gran parte con la nostra visione”.

Secondo punto: quanto sopra pone un problema urgente di deterrenza. Urgente: sarebbe certamente meglio partire prima con la costituzione di un sistema di difesa unica europea e solo dopo procedere al riarmo. Ma non c’è tempo. Per fare l’Euro ci sono voluti almeno dieci anni (dalla crisi del Sistema Monetario Europeo al 1° gennaio 2002, quando la moneta unica cominciò a circolare fisicamente). L’esercito europeo necessita di un lungo processo di costruzione, legato a doppio filo con l’edificazione di una casa politica comune. Deterrenza, che non significa affatto volontà bellicista, ma, esattamente al contrario, rafforzamento del potere negoziale; unica strada per rendere realistica – e non solo una vacua invocazione – la prospettiva di soluzioni diplomatiche sulle basi più durature e meno ingiuste possibili.

Terzo aspetto, forse il più delicato: la spesso evocata pretesa alternativa della spesa in burro anziché in cannoni. Chi, a priori, non preferirebbe che la spesa pubblica privilegiasse scuole ed ospedali rispetto a scopi militari? Ma, posta in termini decontestualizzati, la domanda ancora una volta rischia di essere pericolosamente – o, peggio, colpevolmente – fuorviante. In primo luogo, va ricordato, perché la spesa in sistemi difensivi, al giorno d’oggi, non consiste tanto in bombe e fucili, bensì prevalentemente in ricerca e sviluppo di tecnologie avanzate (sicurezza informatica, intelligence), con comprovate esternalità positive in termini di innovazioni ampiamente utilizzabili in ambito civile (si pensi, solo per citare due possibili esempi, ai droni ed ai sistemi di cybersicurezza). Non solo, ma la consistente mole (800 miliardi di euro) di risorse mobilitate può consentire massicce operazioni di riconversione di settori industriali in crisi (automotive, per esempio), generando sostegno all’occupazione ed effetti economici moltiplicativi (in passato, si sono calcolati moltiplicatori della spesa militare – soprattutto se indirizzata a tecnologie innovative – pari fino all’1,5: la spesa di 1 euro genera un aumento del PIL di 1,5 euro, cioè crea un reddito che supera del 50% l’autofinanziamento della spesa stessa).

Ma, prima ancora dell’affermazione – antiestetica finché si vuole, ma vera – che gli investimenti in sistemi di difesa possono rappresentare un efficace volano per l’occupazione e la crescita economica, il paventato conflitto tra spesa militare e welfare sociale parte da un equivoco di fondo. La sicurezza – garantita proprio dai sistemi di difesa – è indispensabile presupposto rispetto ad ogni altro elemento costitutivo del benessere collettivo. Qualsiasi diritto (all’istruzione, alla salute, al lavoro) poggia necessariamente sulla sussistenza del diritto più fondamentale che ci sia: la sicurezza dell’integrità fisica della persona e dei suoi beni (materiali ed immateriali).

Quindi, così come siamo tutti pienamente consapevoli che per garantire tale diritto alla sicurezza rispetto ai pericoli “interni” sia indispensabile destinare adeguate risorse al finanziamento delle preposte forze dell’ordine (Polizia, Carabinieri, eccetera), occorre riacquisire altrettanta consapevolezza – offuscata per lungo tempo dall’illusione di un eterno e gratuito ombrello americano – che pure le forze armate (Esercito, Aviazione, Marina) sono altrettanto indispensabili per tutelare esattamente lo stesso diritto rispetto a rischi “esterni”.

A chi invoca l’ideale di una “Europa neutrale”, sarebbe salutare ricordare che il Paese neutrale per antonomasia, la Svizzera, ha fondato la sua vocazione alla neutralità (oltre che su una posizione geografica che non ha mai interessato a nessuno e ad un segreto bancario che ha fatto comodo a tutti) su un’antica abilità guerriera – non a caso, i Papi da oltre cinquecento anni hanno scelto le Guardie Svizzere a difesa del Vaticano – e su un obbligo di leva universale in cui, dopo il primo servizio sotto le armi, per dieci anni si è chiamati a ritornare in caserma per periodici corsi di ripetizione.

Una adeguata capacità di difesa rappresenta la polizza assicurativa posta a garanzia della pace, bene sommamente prezioso; e, come accade per tutte le assicurazioni, se ne paga il premio proprio nell’intento di non doverla mai utilizzare.

Pubblicato su la Gazzetta di Parma martedì 11 marzo 2025

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Webinar di Presentazione del Master di I livello in Management dei Finanziamenti Europei per la Pubblica Amministrazione: Un’opportunità per i professionisti del settore pubblico

Il mondo della Pubblica Amministrazione sta vivendo un periodo di cambiamento e trasformazione, e la gestione dei finanziamenti europei gioca un ruolo sempre più cruciale per la crescita e l’innovazione delle istituzioni pubbliche. Per rispondere a queste sfide, il nostro Master di I livello in Management dei finanziamenti europei per la Pubblica Amministrazione offre una formazione avanzata, mirata a fornire gli strumenti necessari per gestire e ottimizzare l’uso dei fondi europei in ambito pubblico.

Per presentare il programma, mercoledì 12 febbraio 2025 si terrà un Webinar di presentazione del Master, aperto a tutti gli interessati a intraprendere o rafforzare una carriera nel campo del management pubblico. L’evento sarà un’occasione per scoprire in dettaglio il piano didattico del master, le opportunità offerte dal programma e i benefici di una formazione altamente qualificata, pensata per rispondere alle crescenti esigenze della Pubblica Amministrazione in relazione alla gestione dei finanziamenti europei.

Cosa aspettarsi dal Webinar

Il webinar sarà condotto da esperti del settore, che illustreranno non solo il contenuto del corso, ma anche le opportunità professionali legate a questa formazione. Tra i temi trattati:

  • Il programma del Master: Un percorso completo che esplora i fondi europei, le modalità di accesso e gestione, e le best practices per rendicontare i finanziamenti in modo efficiente.
  • Le competenze richieste e acquisibili: Come prepararsi per ruoli di responsabilità nella gestione dei finanziamenti e sviluppare competenze pratiche per affrontare le sfide quotidiane della Pubblica Amministrazione.
  • Il corpo docente: Una panoramica sui docenti e le esperienze pratiche che porteranno in aula, rendendo il master altamente orientato alla realtà operativa.
  • Opportunità di networking: Come il programma apre porte verso collaborazioni e possibilità di crescita all’interno della Pubblica Amministrazione e nel settore privato.

Un percorso pensato per il futuro della Pubblica Amministrazione

Il Master si rivolge a professionisti che desiderano acquisire competenze specifiche per operare con successo nella gestione dei finanziamenti europei, ma anche a coloro che sono già attivi nel settore pubblico e vogliono specializzarsi in questa area fondamentale per lo sviluppo di progetti innovativi. La formazione permetterà di affrontare con maggiore consapevolezza la complessità della gestione finanziaria in un contesto europeo sempre più interconnesso.

Se vuoi essere parte del cambiamento e acquisire competenze strategiche per contribuire alla crescita della Pubblica Amministrazione, non perdere questa occasione di scoprire come il Master di I livello in Management dei finanziamenti europei per la Pubblica Amministrazione può fare la differenza nella tua carriera.

Dettagli dell’evento:

  • Data: 12 febbraio 2025
  • Orario: 17:30 – 18:30
  • Modalità: Online (Accesso gratuito previa registrazione al seguente link)

Registrati oggi stesso e scopri come questo master può aprire nuove opportunità professionali nella gestione dei fondi europei!

Per maggiori informazioni sul Master clicca qui

Per registrarsi all’evento: https://events.teams.microsoft.com/event/d48b0516-f60e-416b-aad7-e6f73e7c60a9@0643d616-8ab5-4db2-9664-62be1b30c46a

Webinar di Presentazione del Master di II livello in Management degli Enti Locali: Un’opportunità per i professionisti del settore pubblico

La gestione degli enti locali è un campo in continua evoluzione, che richiede competenze specifiche per affrontare le sfide complesse di una Pubblica Amministrazione sempre più interconnessa e innovativa. Per rispondere a queste esigenze, il Master di II livello in Management degli Enti Locali offre un percorso formativo avanzato, mirato a preparare i professionisti del settore pubblico a gestire e ottimizzare le risorse degli enti locali in modo efficace ed efficiente.

Il Webinar di presentazione del Master, che si terrà martedì 11 febbraio 2025, sarà un’occasione imperdibile per conoscere tutti i dettagli di questo programma esclusivo. Durante l’evento online, esploreremo il contenuto del master, le sue finalità e le modalità didattiche, offrendo una panoramica completa delle opportunità di crescita professionale che il percorso formativo può offrire.

Cosa aspettarsi dal Webinar

Il webinar rappresenta un’opportunità unica per approfondire i vari aspetti del master e scoprire come questo programma possa contribuire alla tua carriera nel settore pubblico. Alcuni dei temi trattati durante l’evento includeranno:

  • Il programma formativo del Master: Un percorso didattico completo, che affronta tutte le principali tematiche legate alla gestione degli enti locali, dalla pianificazione strategica alla gestione delle risorse, fino all’innovazione e alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.
  • Obiettivi e opportunità di crescita professionale: Come questo master può arricchire il tuo profilo professionale, preparandoti per affrontare le sfide moderne nella gestione degli enti locali.
  • Modalità didattiche: Un’esperienza formativa che combina lezioni teoriche, studi di caso e attività pratiche, con una particolare attenzione all’approfondimento delle problematiche reali che si affrontano nelle amministrazioni locali.
  • Il corpo docente: Docenti con esperienza diretta nel settore pubblico, pronti a guidarti attraverso tematiche complesse e a offrirti le competenze necessarie per intraprendere o migliorare la tua carriera nel management pubblico.
  • Collaborazioni con enti e istituzioni: Opportunità di networking con amministrazioni pubbliche, enti locali e professionisti del settore, che arricchiranno il percorso di studio e permetteranno di applicare la teoria alla pratica.

Perché partecipare?

Questo master è pensato per chi vuole intraprendere una carriera nel management pubblico o per chi desidera potenziare le proprie competenze professionali nell’ambito degli enti locali. Grazie al programma formativo avanzato e alle competenze che acquisirai, sarai pronto ad affrontare le sfide di una Pubblica Amministrazione in continuo cambiamento, in grado di gestire in modo strategico e innovativo i processi all’interno degli enti locali.

Non perdere questa occasione di scoprire come il Master di II livello in Management degli Enti Locali possa essere il prossimo passo nella tua carriera.

Dettagli dell’evento:

  • Data: martedì 11 febbraio 2025
  • Orario: 17:30 – 18:30
  • Modalità: Online (Accesso gratuito previa registrazione al seguente link)

Registrati subito e preparati a investire nel tuo futuro professionale con un percorso di alta formazione pensato per rispondere alle sfide moderne della gestione degli enti locali!

Per maggiori informazioni sul master clicca qui 

Per registrarsi all’evento: https://events.teams.microsoft.com/event/9ecf8c17-40b8-4299-9469-fcbede88ec35@0643d616-8ab5-4db2-9664-62be1b30c46a


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