Un anno dopo il Rapporto Draghi: sfide e prospettive per la competitività europea

Il 16 settembre 2025 la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Mario Draghi hanno aperto la High-Level Conference – One year after the Draghi report: what has been achieved, what has changed.
A un anno dalla pubblicazione del suo rapporto sulla competitività europea, Draghi ha fatto il punto sulle sfide più urgenti per l’Unione: crescita, resilienza, sicurezza economica, transizione verde e digitale.
Un intervento lucido e incisivo, che invita l’Europa a reagire con maggiore rapidità, unità e ambizione.

👉 Guarda il video completo dell’intervento di Mario Draghi: Audiovisual Service – European Commission President Ursula von der LEYEN hosts the conference “One Year After the Draghi Report”

L’esame di Ursula VON DER LEYEN: passata o respinta?

Il Discorso sullo Stato dell’Unione 2025 della Presidente Ursula von der Leyen, tenuto il 10 settembre al Parlamento europeo di Strasburgo, ha rappresentato uno dei momenti politici più densi della legislatura. Con toni urgenti e una visione ad ampio raggio, von der Leyen ha tracciato una rotta che intreccia sicurezza e difesa, gestione delle crisi internazionali, transizione verde, politiche sociali e rafforzamento della democrazia europea.

Tra i passaggi chiave spiccano: la definizione di una tabella di marcia per la difesa comune e il sostegno all’Ucraina attraverso nuovi strumenti finanziari; le misure nei confronti di Israele e il rinnovato impegno per una soluzione a due Stati; l’annuncio di nuovi strumenti commerciali e industriali per sostenere la transizione verde e la competitività europea; la strategia per il mercato unico e l’accelerazione tecnologica; un’attenzione rafforzata alla giustizia sociale, con la Strategia contro la povertà e il Quality Jobs Act; la creazione di strumenti per contrastare disinformazione e manipolazione sui social media; e infine un forte richiamo all’unità europea e alla difesa dei valori comuni.

A seguire, presentiamo l’analisi e le riflessioni di Alfredo De Feo, Direttore scientifico del Collegio europeo di Parma, che offre una chiave di lettura critica e personale di questo passaggio cruciale per l’Unione europea. Discorso della Presidente von der Leyen sullo stato dell’Unione 2025

 

Di Alfredo De Feo – Pubblicato sulla Gazzetta di Parma in data 11/09/2025

Nella mattinata del 10 settembre, Ursula von der Leyen si è presentata davanti al Parlamento europeo con un discorso di novanta minuti sullo stato dell’Unione, chiamando in causa non solo le istituzioni, ma l’intera ossatura democratica europea.

Il discorso era rivolto soprattutto ai gruppi politici che, sia pur con differenze, sostengono globalmente il progetto europeo. Da questo punto di vista la Presidente von der Leyen ha potuto registrare una maggioranza, anche più ampia di quella che l’ha sostenuta, nel suo secondo mandato. La Presidente potrà contare su una maggioranza,  che di volta in volta, si potrà appoggiare sui popolari, i socialisti, i liberali, i verdi ed i conservatori (il gruppo guidato da Fratelli d’Italia), e tutti i gruppi sia pur con molti distinguo, hanno potuto ritrovare punti importanti per le loro richieste.

Il discorso si è tenuto in un momento di crescente fragilità politica per la Presidente, caratterizzata da critiche per la gestione del commercio estero, e per l’atteggiamento spesso remissivo nei confronti del Presidente Trump e tensioni interne all’UE, in particolare legate all’applicazione di sanzioni alle big tech per violazione della legislazione europea.

Il programma di proposte avanzate è ambizioso, mira a difendere in modo non ambiguo l’indipendenza, la sicurezza, la competitività e la sovranità europea. Ma queste idee riusciranno a tradursi, in tempi relativamente brevi, in proposte chiare per mettere gli Stati Membri di fronte alle proprie responsabilità, oppure la Commissione ripiegherà sul consueto negoziato informale per garantirsi il sostegno minimo necessario? Il dubbio è legittimo e nel secondo caso le proposte rischiano di arrivare al nastro di partenza già denaturate. D’altra parte, negli ultimi 12 mesi solo l’11% delle oltre 400 raccomandazioni dei Rapporti Draghi e Letta è stato concretamente adottato, segno di un’ambizione spesso frenata dalla difficoltà di convergenza tra i ventisette.

Il discorso ha cercato di compiacere le istanze europeiste, ma ora la sfida è continuare a mostrare nei fatti visione e leadership, dando concretezza alle intenzioni con proposte coraggiose e convincere i governi che, investire nelle priorità comuni, convenga a ciascuno Paese.

Nel contempo, bisogna essere realisti, difficilmente le misure proposte troveranno l’unanimità degli Stati, ma questo non deve impedire di procedere con gli Stati pronti a progredire, attraverso la cooperazione rafforzata prevista dai Trattati, la stessa formula che, tra l’altro, ha permesso di dare vita all’Euro.

E’ quindi auspicabile che la Commissione svolga pienamente il suo ruolo istituzionale, ma non va dimenticato che sono gli Stati che detengono i cordoni della borsa, e la maggior parte delle proposte hanno un costo supplementare. La vera difficoltà consisterà nel convincere gli Stati che investire nelle priorità europee porterà un vantaggio a tutti gli Stati. Questa è la missione più difficile della Presidente Von der Leyen. Una sensibilizzazione e mobilitazione dell’opinione pubblica su questi temi sarà decisiva per influenzare i negoziati intergovernativi e garantire maggior sicurezza, competitività ed indipendenza agli Stati, all’Europa e soprattutto alle future generazioni.

L’esito dell’esame, dunque, appare ancora sospeso: soltanto se la Commissione saprà tradurre le promesse in azioni concrete e convincere gli Stati a sostenere la svolta progettuale, von der Leyen potrà dirsi promossa. In caso contrario, sarà la credibilità delle istituzioni a pagare il prezzo più alto, mettendo a rischio il futuro stesso dell’Unione europea.

Sono aperte le iscrizioni per i Master Unipr 2025-2026

La Fondazione Collegio Europeo di Parma apre ufficialmente le iscrizioni ai due Master realizzati in co-progettazione e co-realizzazione con l’Università di Parma:

  • Master di I livello in “Management dei Finanziamenti Europei per la Pubblica Amministrazione” 

 Link per visualizzare il programma

  • Master di II livello in “Management degli Enti Locali”

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Due percorsi pensati per chi vuole fare davvero la differenza nel mondo della pubblica amministrazione:

🔹 Il Master in Management dei Finanziamenti Europei per la Pubblica Amministrazione ti prepara a diventare un esperto nella gestione dei fondi europei, una figura sempre più richiesta nella Pubblica Amministrazione.
🔹 Il Master in Management degli Enti Locali ti dà gli strumenti pratici e strategici per puntare a ruoli dirigenziali negli Enti Locali.

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Scegli il meglio per il tuo futuro: iscriviti e diventa parte del cambiamento!

Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, a Parma per una Lectio Magistralis sul futuro dell’Europa

Al Teatro Regio un momento di riflessione sull’Unione Europea, tra coesione, partecipazione e democrazia

Parma, 27 maggio 2025

La Fondazione Collegio Europeo di Parma, centro di alta formazione riconosciuto a livello internazionale per il suo impegno nella promozione della cultura europea, ha ospitato martedì 27 maggio 2025 alle ore 17:30 Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, per una Lectio Magistralis dal titolo “Il futuro dell’Europa è nelle mani degli Europei”. La lectio si è svolta nella prestigiosa cornice del Ridotto del Teatro Regio di Parma.

La presenza della Presidente Metsola ha rappresentato un’occasione straordinaria per riflettere sul futuro dell’Unione europea in un momento storico di grandi cambiamenti e sfide. La sua Lectio ha offerto spunti di riflessione su temi chiave come la coesione tra gli Stati membri, il rafforzamento della democrazia partecipativa e il ruolo centrale dei cittadini europei e in particolare dei giovani nel plasmare le politiche dell’Unione.

L’apertura dell’incontro è stata affidata ai saluti istituzionali dei Soci Fondatori, dei Soci Sostenitori e della Fondazione Cariparma, che con la loro presenza hanno ribadito il sostegno convinto alla missione della Fondazione Collegio Europeo: diffondere i valori dell’integrazione europea attraverso l’istruzione e il dialogo tra culture.

A introdurre la Lectio è stato Cesare Azzali, Presidente della Fondazione Collegio Europeo di Parma, che ha posto l’accento sul ruolo del Collegio come luogo di formazione, confronto e sviluppo del pensiero critico sulle dinamiche europee. Un’istituzione che da anni prepara nuove generazioni di professionisti europei, favorendo una cittadinanza consapevole e attiva.

L’iniziativa si è inserita nel quadro delle attività promosse dalla Fondazione con l’obiettivo di rafforzare la conoscenza dell’Europa tra i cittadini. All’incontro hanno partecipato, oltre agli Allievi del Collegio, rappresentanti delle istituzioni, del mondo economico e imprenditoriale locale, nonché numerosi cittadini, a conferma del valore inclusivo e partecipativo dell’evento.

Con questa Lectio Magistralis, Parma si è confermata ancora una volta punto di riferimento per il dibattito europeo, ospitando una delle voci più autorevoli delle istituzioni comunitarie in un confronto diretto con il territorio.

Lectio Magistralis “Il futuro dell’Europa è nelle mani degli Europei”: Roberta Metsola al Collegio Europeo di Parma

Oggi pomeriggio, la Fondazione Collegio Europeo di Parma, istituto di formazione europea di eccellenza, ha l’onore di ospitare Roberta Metsola, Presidente del Parlamento europeo, con una lectio magistralis dal titolo “Il futuro dell’Europa è nelle mani degli Europei” che si svolgerà a partire dalle ore 17:30, nella prestigiosa cornice del Ridotto del Teatro Regio di Parma.

L’incontro si inserisce nel quadro delle attività del Collegio rivolte alla formazione della futura classe dirigente europea e sarà aperto, su invito, non solo agli allievi del Collegio, ma anche a studenti, rappresentanti istituzionali, esponenti del mondo economico, sociale e imprenditoriale. Un pubblico eterogeneo, dunque, che avrà l’opportunità di ascoltare una riflessione di altissimo profilo politico e culturale in un momento storico cruciale per il futuro dell’Unione.

Durante il suo mandato, la Presidente Metsola ha posto al centro della propria azione temi fondamentali per la vita dell’Unione e dei suoi cittadini: dalla difesa della democrazia e dei diritti umani, alla lotta contro il cambiamento climatico, fino alla promozione dell’innovazione, della crescita economica e dell’inclusione sociale. Un’attenzione particolare è stata riservata ai giovani, con l’impegno a garantire che le politiche europee siano realmente partecipate e rispondano alle aspettative delle nuove generazioni.

Ad aprire l’evento sarà Cesare Azzali, Presidente della Fondazione Collegio Europeo di Parma, che introdurrà la lectio evidenziando il ruolo cruciale del Collegio nella promozione della cultura europea e nella sensibilizzazione civica dei cittadini. L’iniziativa si aprirà con i saluti istituzionali dei Soci Fondatori, dei Soci Sostenitori e della Fondazione Cariparma, a testimonianza dell’impegno congiunto degli attori del territorio nel promuovere i valori europei e la formazione come strumento di integrazione e di pace.

L’appuntamento con la Presidente Metsola rappresenta un’occasione straordinaria per la città di Parma e per tutta la comunità del Collegio Europeo: un dialogo aperto, autorevole e necessario sul futuro dell’Europa, che mette al centro i suoi cittadini.

Riflessioni sul 9 maggio – dalla Comunità del Collegio europeo di Parma

Cosa significa l’Europa per me?

Europa per me è il fecondo valore della diversità, il vitale anelito della libertà, le profonde radici della storia. Europa è magia inebriante dell’arte, bellezza primordiale della natura,forza solida e pacifica della cultura. È il luogo del sacrale rispetto per la persona ed insieme della responsabilità dell’individuo verso la comunità. Dove il pluralismo delle idee, la tutela dei diritti e la valorizzazione dei talenti, liberi di competere e cooperare, creano le condizioni per generare prosperità e benessere diffusi. L’Europa per tutto questo è la mia casa, Europa é casa mia. E spero e voglio con tutto me stesso che possa sempre esserlo, ancora più forte ed aperta al mondo, per i miei figli e per i miei nipoti.

Marco

Cosa significa l’Europa per me?

Per me l’Europa è il luogo in cui comunità, sicurezza, opportunità e libertà si intrecciano. Eppure, per molti, oggi l’Europa appare lontana, incerta, a tratti irrilevante. Proprio per questo credo che la formazione sui temi europei sia essenziale per superare queste distanze, comprendere le sfide comuni e rafforzare il senso di appartenenza.

Solo attraverso la conoscenza possiamo diventare cittadini consapevoli e attori del futuro dell’Unione.

Cosa significa l’Europa per me?

L’Europa rappresenta uno spazio comune fatto di riferimenti geografici, ma soprattutto una realtà in cui vengono condivisi valori comuni.

Al centro di questa costruzione, c’è un’eredità storica composta da riferimenti ed eventi che fanno parte del patrimonio tradizionale comune dei paesi europei. L’idea di un’Europa politica non è solo il risultato degli ultimi settant’anni. Tuttavia, si può affermare che diventa effettiva con la creazione di un sistema istituzionale stabile nel 1957, grazie alla firma del Trattato di Roma. La definizione di Unione Europea è invece dovuta alla ratifica del Trattato di Maastricht nel 1992. Il passaggio dal concetto di “Comunità” al concetto più forte di “Unione Europea” è stato significativo, perché a un certo punto gli Stati membri sono diventati abbastanza maturi da riconoscere che erano legati l’uno all’altro non solo da vantaggi economici.

Oggi, l’UE non è né uno Stato né un’organizzazione internazionale classica, perché le decisioni istituzionali hanno un forte impatto sulla vita dei cittadini europei, tanto quanto le decisioni nazionali. L’Europa è una creatura unica, fondata sul sogno di unità e pace in un continente che è stato segnato da conflitti per secoli. Inoltre, questo sogno non è rimasto solo un’aspirazione generale scritta su vecchie dichiarazioni polverose, ma è diventato concreto, economicamente, politicamente e socialmente parlando. Di conseguenza, la conoscenza della struttura e delle attività dell’UE è fondamentale per esercitare pienamente la cittadinanza europea.

Sono fermamente convinta che il percorso debba essere orientato verso un passo importante e fondamentale per fare dell’Europa una vera entità federale: il progetto di una Costituzione comune. Abbiamo già le basi con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea e le “tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri”.

Sarebbe illusorio considerare, allo stato attuale dei fatti, l’Unione Europea come il “migliore dei mondi possibili”. Ci sono molti miglioramenti che dovrebbero essere fatti per approfondire l’integrazione. L’Europa significa complessità e frammentazione, e spesso gli Stati membri tendono a enfatizzare la loro sovranità nazionale su questioni rilevanti come l’immigrazione, l’ambiente e la protezione sociale. Le sfide presenti e future devono essere affrontate insieme, poiché i paesi europei non sono più competitivi rispetto ai giganti come gli Stati Uniti o la Cina.

Inoltre, credo fermamente che in Europa sia fondamentale scegliere “cosa vogliamo diventare quando cresceremo”. Il contesto internazionale si trova a un bivio: da un lato le guerre, dall’altro la rivoluzione dell’I.A. (rivoluzione ontologica), e l’UE dovrebbe passare dall’adolescenza all’età adulta, formando la propria identità e diventando capace di mantenere una posizione ferma e comune. Questo è possibile solo tornando alle origini dell’Unione per recuperare lo scopo originale, adattandolo poi alla contemporaneità.

Per essere più concreti, le linee guida originali come i principi di democrazia, uguaglianza e pace dovrebbero essere integrate con la protezione dell’ambiente e una tecnologia orientata all’essere umano.

Laura Gigliotti

 

Cosa significa l’Europa per me?

Per me, l’Europa non è semplicemente un continente o un insieme di paesi: è, prima di tutto, uno spazio di scambio, comunicazione e sicurezza. È un luogo in cui idee, lingue, storia, culture, tradizioni e, soprattutto, persone attraversano i confini, creando così un modello unico di integrazione.

Non mi sono mai sentita veramente appartenere solo a uno Stato. In effetti, il mio senso di appartenenza è sempre stato più ampio, soprattutto considerando che provengo da una regione transfrontaliera. Ecco perché, dal mio punto di vista, essere europea è molto più di una semplice considerazione: è un privilegio che deve essere protetto e difeso.

Far parte dell’Europa significa appartenere a una comunità di persone che, nonostante le loro differenze, hanno scelto di condividere un cammino comune. Insieme, abbiamo deciso di costruire il nostro futuro sulla comunicazione e sulla pace, piuttosto che sulla divisione e sul conflitto.

Per concludere, l’Europa può essere paragonata a un porto sicuro in cui cercare protezione nei momenti di incertezza. Un esempio straordinario di cooperazione. È il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.

Veronica Dreassi

 

Cosa significa l’Europa per me?

“Uniti nella diversità”, non c’è modo migliore per iniziare a spiegare cosa significhi l’Europa per me. Siamo 27 paesi con culture, lingue, tradizioni, pensieri politici diversi e, tuttavia, siamo stati in grado di creare una nuova e unica entità: l’Unione Europea. Un’entità che persino gli esperti faticano a definire, poiché si tratta di un’organizzazione completamente innovativa.

Non voglio concentrarmi su cosa sia tecnicamente l’Unione Europea, ma piuttosto su cosa rappresenti per me. L’UE significa opportunità, libertà, multiculturalismo, multilinguismo e forza, ma anche sfida, negoziazione e compromesso. Questo per dire che, grazie all’UE, godiamo di molti diritti e benefici, ma non sono stati conquistati facilmente. L’Unione Europea che conosciamo oggi è il risultato di un lungo e complesso processo, durante il quale gli Stati membri hanno dovuto imparare a dialogare, a raggiungere compromessi e a lavorare insieme.

Quando le persone mi chiedono perché tengo così tanto all’UE e perché sia importante per me, la prima cosa che mi viene in mente è: la libera circolazione. Appartengo alla “generazione Schengen ed Euro”: non ho mai usato la vecchia valuta italiana e non ho mai sperimentato i controlli alle frontiere all’interno dell’UE. Solo quando ho viaggiato fuori dall’UE/dallo Spazio Schengen e ho affrontato tutta la burocrazia per ottenere un visto, ho veramente capito quanto siamo fortunati, come europei, a poter godere della facilità di movimento.

Una volta, il mio insegnante di liceo mi disse: “Quando viaggerai fuori dall’Europa, capirai cosa significa essere europei”. Ebbene, ho capito che far parte dell’UE è un privilegio, ma non possiamo darlo per scontato. L’UE è un progetto in continua evoluzione, e ognuno di noi può contribuire a plasmarne il futuro.

Valentina Giombetti

 

Cosa significa l’Europa per me?

Durante la mia adolescenza, come la maggior parte dei giovani, ho iniziato a pormi delle domande, a interrogarmi su ogni sorta di cosa. Sentivo che la mia comprensione del mondo era limitata e che dovevo approfondire, leggere ciò che altre persone più intelligenti ed esperte avevano scritto nel corso del tempo sulle questioni fondamentali dell’esperienza umana.

Ovviamente, avevo già iniziato questo percorso a scuola, leggendo autori italiani come Dante, Montale, D’Annunzio, ecc., ma non era affatto sufficiente. Ho trovato solide basi in Kierkegaard, poi Žižek, Chesterton, Camus, Ionesco, Pastakas e molti altri. Entrando nell’età adulta, la mia coscienza, il mio sistema di credenze e il mio modo di ragionare si sono formati grazie a una moltitudine di autori provenienti da diverse nazioni. E mentre, naturalmente, mi sentivo italiano, percepivo anche un forte legame con i miei concittadini europei, con i quali, a volte, paradossalmente, mi sentivo di condividere più cose che con i miei stessi connazionali. È stato bello scoprire che, grazie agli sforzi di grandi statisti come Schumann, De Gasperi, Delors e molti altri, quel sentimento non doveva essere semplicemente una caratteristica del mio carattere, ma era già stato tradotto in un’entità politica comune che ci permetteva di avere un’identità condivisa non solo nella mente, ma anche nella pratica.

Ho iniziato a capire come l’interconnessione tra le nazioni europee potesse promuovere non solo la prosperità economica, ma anche lo scambio culturale e la crescita intellettuale. L’Unione Europea, con i suoi confini aperti e i suoi quadri di collaborazione, è diventata un simbolo di speranza e progresso, un faro di libertà basato su valori fondamentali che sono stati sviluppati in questo continente e che, oggi, sono minacciati.

L’idea originale dell’Europa, un continente in cui nazionalismo e isolazionismo potessero essere superati attraverso la cooperazione e la comprensione reciproca, è stata oscurata dai fallimenti materiali dell’economia negli ultimi anni, dando vita, in tutto il mondo, a movimenti che cercano di tornare a un mondo di palizzate, bombe e orrori.

Ci siamo abituati al nostro stato di relativa prosperità e libertà. Mentre alcuni potrebbero sostenere l’idea di voltare le spalle a tutti i progressi che abbiamo realizzato, io credo fermamente che dovremmo lottare per una maggiore apertura, piuttosto che per un arroccamento; per lo scambio, piuttosto che per l’isolamento. L’idea di un’Europa unita possiede ancora un immenso potenziale che aspetta solo di essere realizzato, e spetta a noi farlo.

Matteo Pintore

 

Cosa significa l’Europa per me?

L’Europa è una promessa di pace e prosperità. A 75 anni dalla Dichiarazione di Schuman, che ha avviato la creazione della prima Comunità Europea, l’Unione Europea può giustamente celebrare il fatto di aver mantenuto quella promessa. Certamente, non è perfetta e molte persone si lamentano dell’Unione, ma le ultime generazioni non hanno mai combattuto una guerra in Europa e l’europeo medio gode di un buon tenore di vita, in Stati democratici ed economicamente avanzati.

L’Europa è una garanzia per tutti i nostri diritti e le nostre libertà. L’Unione Europea rappresenta un’area di libertà che è eccezionale nel mondo. Una gran parte del pianeta, governata da regimi autoritari e colpita da sottosviluppo economico, non riconosce affatto i diritti e le libertà che per un cittadino europeo medio sono considerati normali, se non addirittura scontati.

L’Europa è un metodo. È l’importanza di tutte le voci coinvolte che, attraverso processi difficili, cercano di raggiungere decisioni buone o almeno accettabili per tutti. Un’organizzazione democratica sovranazionale unica nel suo genere. Basta considerare la difficoltà di raggiungere accordi tra 27 Stati membri o anche solo di ottenere una maggioranza qualificata, senza parlare delle sfide di un Parlamento multinazionale, con tutte le lingue diverse parlate, che deve raggiungere anch’esso una maggioranza quando coinvolto nel processo legislativo.

L’Europa è diversità e, nonostante le differenze, gli Stati membri hanno trovato un modo per coesistere pacificamente in un continente in cui, per secoli, la guerra era il mezzo standard per risolvere le dispute tra Stati.

L’Europa è una speranza rassicurante. La possibilità di raggiungere un livello di prosperità maggiore unendo le forze delle diverse economie europee. La possibilità di arricchire ogni paese con l’esperienza degli altri. La possibilità di sinergie economiche o politiche. La possibilità di libera circolazione, per trovare un lavoro ovunque nell’Unione o per decidere di rimanere nel proprio paese di origine.

L’Europa è una struttura giuridica complessa che implica l’integrazione di molte leggi nazionali diverse sotto il primato del diritto europeo. L’Europa è la stabilità rappresentata dalla Banca Centrale Europea e dalla moneta unica.

L’Europa è il Mercato Unico. Una grande opportunità per tutte le nostre imprese di competere in un mercato più ampio di quello nazionale, una possibilità di crescita più ricca. Implica le quattro libertà che, in un certo senso, hanno cambiato la vita degli europei.

L’Europa è il progetto Erasmus. La possibilità per gli studenti europei di vivere un’esperienza in un altro paese durante gli anni universitari e di capire quanto sia vasta la nostra Unione e quanto siano diversi gli europei, pur facendo parte della stessa storia di integrazione.

L’Europa è la possibilità per tutti gli Stati membri di far parte di un’entità capace di giocare un ruolo sul palcoscenico mondiale. L’Unione Europea, insieme, può competere con tutte le grandi potenze in tutti i campi.

In conclusione, per me l’Europa è l’unica strada verso un futuro pacifico e prospero.

Augusto Crestani

 

Cosa significa l’Europa per me?

L’Unione Europea rappresenta una delle più grandi conquiste della civiltà umana, un esempio duraturo di ciò che le persone possono realizzare attraverso la pace, la cooperazione e i valori comuni.

Nata all’indomani di guerre devastanti, l’UE riflette la profonda consapevolezza che la guerra non solo blocca il progresso economico, ma danneggia anche la crescita morale e personale degli individui e delle società.

Rappresenta un cambiamento significativo nel modo in cui la regione vede sé stessa, costruita su un forte impegno verso i diritti umani universali e i valori fondamentali che ne costituiscono il principio guida.

Eppure, l’UE non è solo un prodotto della storia; è anche un progetto nuovo e in continua evoluzione, un motore vivo di integrazione che continua a promuovere, proteggere e praticare i suoi valori di democrazia, diritti umani e stato di diritto quotidianamente nei suoi 27 Stati membri.

Facendo questo, l’UE può essere vista sia come un simbolo sia come un meccanismo di progresso continuo, dimostrando che l’unità nella diversità non è solo possibile, ma essenziale per un futuro migliore, non solo in Europa, ma potenzialmente ovunque.

Matteo Sartorio

Cosa significa l’Europa per me?

Per me, l’Europa rappresenta sia una realtà vissuta che un’aspirazione condivisa, un progetto radicato nella pace, nell’unità e nella convinzione che la cooperazione possa superare i conflitti. Mentre celebriamo il 75° anniversario della Dichiarazione di Schuman, rifletto non solo sui successi storici dell’Europa, ma anche su ciò che l’Unione Europea continua a significare per la mia generazione e per il futuro che stiamo costruendo insieme.

L’Europa è, prima di tutto, uno spazio di pace. La Dichiarazione di Schuman immaginava un continente in cui la guerra non sarebbe stata solo “impensabile, ma materialmente impossibile”. Questa visione ha posto le basi per una stabilità senza precedenti, sostituendo secoli di rivalità con il dialogo e l’interdipendenza. Per me, l’UE è un promemoria quotidiano che la diplomazia, il compromesso e le istituzioni comuni possono superare anche le divisioni più profonde.

L’Europa è anche una comunità di valori. La democrazia, lo stato di diritto, la dignità umana e la solidarietà non sono principi astratti. Sono luci guida che orientano le politiche, proteggono i cittadini e rafforzano le nostre società. Come persona profondamente interessata al diritto europeo e alle politiche pubbliche, ammiro l’impegno dell’UE nel difendere questi valori in un contesto globale sempre più complesso e difficile. Non è sempre facile, ma resta essenziale.

Personalmente, l’Europa mi ha dato opportunità che non sarebbero esistite senza l’integrazione. La possibilità di studiare in lingue diverse, di collaborare con coetanei oltre i confini, di viaggiare liberamente e sentirmi a casa in diversi paesi: queste esperienze hanno modellato chi sono. Mi hanno reso più aperto, più curioso e più consapevole della responsabilità che deriva dall’essere cittadino europeo.

L’Europa è più che istituzioni e libertà. È un’unione di diversità. Ciò che mi ispira di più è come l’UE trasformi la differenza in forza, come 27 nazioni, ognuna con la propria lingua, storia e identità, riescano a legiferare, negoziare e immaginare un futuro comune. Non è sempre semplice, ma l’atto stesso di unirsi è ciò che dà all’Europa il suo carattere unico e la sua resilienza.

Allo stesso tempo, l’Europa è un progetto ancora in corso. Nuove sfide come il cambiamento climatico, le migrazioni, l’erosione democratica e l’instabilità geopolitica richiedono un impegno rinnovato. La Dichiarazione di Schuman era audace per la sua epoca, ma il suo spirito di innovazione e cooperazione è altrettanto necessario oggi. Essere europei significa impegnarsi attivamente in questa storia in evoluzione, contribuire con idee, chiedere conto alle istituzioni e non dare mai per scontata l’unità.

Per me, l’Europa è speranza. Non un ottimismo ingenuo, ma la convinzione che siamo più forti quando lavoriamo insieme, nonostante le nostre differenze. È sia un privilegio che una responsabilità far parte di questa Unione, e sono determinato a contribuire a plasmarne il futuro.

Settantacinque anni dopo la visione di Robert Schuman, vedo l’Europa non solo come una struttura politica, ma come una promessa di pace, progresso e appartenenza.

Francesca Pallucchini

 

Cosa significa per me l’Europa?

che senso ha una tale domanda? Come dire cosa significa per me la famiglia!

Appartengo, anzi ho la fortuna di appartenere, ad una generazione che non ha conosciuto né la guerra né le frontiere, ha solo avuto euro in tasca, può comunicare per telefono, o meglio attraverso il telefono, in qualsiasi paese europeo, inoltre ho la fortuna di poter comunicare nelle più diffuse lingue veicolari europee.

Quindi, l’Europa fa parte della mia vita. Allo stesso tempo, mi rendo conto che per molti giovani anche della mia generazione, i vantaggi dell’Europa sono meno visibili, a loro vorrei dire che i problemi, più grandi di noi, che abbiamo di fronte nel mondo possono trovare una soluzione se gli Stati europei agiscono insieme, in modo coordinato. Molto spesso una buona parte dei problemi che abbiamo li hanno anche i giovani di altri paesi, quindi tanto vale trovare delle soluzioni comuni. La delusione è che spesso i politici nazionali guardano più al breve termine ed ai piccoli interessi di chi li vota. Troppo spesso abbiamo uomini e leader politici ma non veri Leader.

Oscar 

9 maggio: l’Europa 75 anni dopo la dichiarazione Schuman

Alfredo De Feo

Il 9 maggio è una data importante per l’Europa: la dichiarazione lanciata da Robert Schuman nel 1950 segna l’inizio del progetto europeo ed apre un periodo di pace senza precedenti nella storia dei nostri paesi.

L’idea di costruire la pace in Europa attraverso una collaborazione tra gli Stati, era nata con il Manifesto di Ventotene di Spinelli, Rossi e Colorni e con le esortazioni di Winston Churchill, nei celebri discorsi di Zurigo e dell’Aja. Ma fu Robert Schuman, ministro degli esteri francese, che concretamente raccolse la sfida facendo un appello agli altri Stati. Traducendo la spinta ideale di Spinelli ed altri in azione politica.

L’8 maggio, Robert Schuman presentò il suo piano, preparato nella più grande discrezione insieme a Jean Monnet.  ai ministri dell’Economia del Regno Unito, dell’Italia e dei tre paesi del Benelux. La sera dell’8 maggio, tutti i documenti preparatori furono distrutti. Dopo l’assenso dei Ministri dei 5 paesi,  Schuman inviò un  suo emissario personale a Bonn che informò Konrad Adenauer della proposta francese. La mattina del giorno successivo, appena ricevuta la notizia della reazione entusiasta del Cancelliere  Adenauer, Schuman informò il Governo francese e convocò la conferenza stampa che si sarebbe tenuta al Quai d’Orsay il 9 maggio alle 18.

Robert Schuman presento’ cosi la dichiarazione che avrebbe aperto la strada al processo di integrazione, per piccoli passi, dei sei paesi fondatori della Comunità europea.

La dichiarazione Schuman formulò in modo semplice una serie di obbiettivi che vennero condivisi da statisti come Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi e dai paesi del Benelux. Piccolo particolare le discussioni tra i tre leader dei paesi del dopoguerra avvenivano in tedesco.

Il  linguaggio della dichiarazione è semplice, indica l’obiettivo ambizioso, costruire l’unità dell’Europa, ma in modo realistico « Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.

La motivazione profonda della Dichiarazione, si ritrova nelle prime righe L’Europa

non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra…..La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionata ai pericoli che la minacciano.

 

Quindi il 9 maggio 1950 pone l’obiettivo di costruire e preservare la pace.

 

Il ricordo di un anniversario importante non deve però essere un momento rivolto solo al passato ma guardare al presente ed al futuro. L’Europa si è costruita per tappe.  Jean Monnet sosteneva che  l’Europa sarà forgiata nelle crisi e sarà il risultato delle risposte alle crisi. Quando tutto sembrava finito, ma poi tutto ripartiva. Questo ci rende fiduciosi.

 

Nell’Europa di Delors dominava uno idealismo europeo: la realizzazione del Mercato Unico, la caduta del muro di Berlino, l’entusiasmo per le nascenti democrazie nell’europa centrale ed orientale, ed infine, ma non ultimo, la nascita della moneta unica.

L’alba del nuovo millennio ha visto crescere un certo scetticismo sul processo di integrazione. Le difficoltà di integrazione dei paesi entrati a far parte dell’Unione Europea, le crisi finanziare e le crisi dell’Euro, la Brexit, la pandemia, l’espansionismo russo ed infine il cambio di amministrazione negli Stati Uniti obbligano l’Europa di oggi ad una prova difficile il cui risultato non è scontato.

 

D’altra parte intorno a queste crisi si è ricreata una rinnovata unità europea, che ha permesso di negoziare compatti con il Regno unito, di sostenere l’Ucraina, di lanciare il debito comune con il piano di ripresa e resilienza, tutti elementi che, pur con i problemi di applicazione, che hanno ridato speranza e senso di appartenenza Europea ad una maggioranza di cittadini europei.

 

Detto questo, non si possono nascondere segnali preoccupanti: la crescita di partiti nazionalisti e pro russi in molti paesi europei, gli attacchi della nuova amministrazione americana per dividere l’Europa. Lo scenario geopolitico stanno cambiando, ma l’equilibrio non è stato ancora raggiunto. Tutte le dichiarazioni dal Presidente Trump, alla Presidente von der Leyen alla Presidente Meloni e di tutti i leader mondiali fanno parte di un tatticismo che dovrà trovare un punto di caduta.

 

L’Europa ha certo delle debolezze, soprattutto sul piano tecnologico, nella capacità di innovare, debolezze che in buona parte sono attribuili alla non-Europa, cioè tutto quello che l’Europa avrebbe potuto fare ma non ha, ancora, fatto. Le conclusioni del Rapporto Letta sul completamento del mercato unico, e di quello di Mario Draghi sul rilancio della competitività europea ed infine le raccomandazioni della Presidente della BCE Christine Lagarde, che incita a procedere speditamente sulle riforme, danno speranza che ci sono gli spazi per un rilancio europeo.

 

Per concludere, l’Europa ha molte armi per difendere la propria sovranità ed il proprio modello di sviluppo. Non possiamo che augurarci che gli Stati, sotto  l’impulso ed il coordinamento delle Istituzioni europee, prendano le decisioni coraggiose, come hanno saputo fare in passato, perché è cosi che l’Europa di oggi funziona e non ci si deve nascondere dietro il paravento dell’unanimità. Già in passato molte decisioni importanti sono state prese dagli Stati che ci hanno creduto, lasciando la porta aperta agli altri, cosi è stato per la creazione dell’Euro, per l’accordo di Schengen sull’abolizione delle frontiere interne all’Unione. L’Europa dei volenterosi permetterà di fare un balzo in avanti anche in questa crisi.

 

https://www.cvce.eu/en/obj/ninth_and_final_draft_of_the_schuman_declaration_6_may_1950-en-4909847d-df12-4c67-83d2-8e0978da025b.html

L’Europa a 75 anni dalla Dichiarazione Schuman: da un sogno di pace ad una sfida globale

Parma, 9 maggio 2025 – ore 11:30


Aula Cavalieri dell’Università di Parma

Da un sogno di pace a una sfida globale: è questo il titolo dell’incontro che si terrà venerdì 9 maggio 2025 alle ore 11:30 presso l’Aula Cavalieri dell’Università di Parma, in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione Schuman, atto fondativo del processo di integrazione europea.

L’evento, che si inserisce nel programma della Festa per l’Europa della città di Parma, sarà un momento di riflessione pubblica e partecipata su come l’idea di unità europea, nata nel secondo dopoguerra per garantire la pace, si stia oggi trasformando in una sfida globale tra sicurezza, sostenibilità e coesione sociale.

Interverranno:

  • Paolo Martelli, Rettore dell’Università di Parma

  • Cesare Azzali, Presidente della Fondazione Collegio Europeo di Parma

Seguirà un intervento in collegamento su “L’impatto della Dichiarazione Schuman del 1950” a cura di:

  • Alfredo De Feo, Direttore scientifico del Collegio Europeo di Parma

Ne discuteranno:

  • Jean-Louis De Brouwer – Direttore del Programma Affari Europei, EGMONT – Royal Institute for International Relations (intervento in lingua inglese)

  • Emanuela Maio – Docente del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, Università di Parma

  • Emanuele Castelli – Docente del Dipartimento di Giurisprudenza, Studi Politici e Internazionali, Università di Parma

L’ingresso è libero e aperto a tutta la cittadinanza.
Al termine dell’incontro, i partecipanti sono invitati a un momento conviviale con aperitivo offerto.

Europa: Eppur si muove

Di Alfredo De Feo

Quando si vive una vita normale, fatta di preoccupazioni quotidiane, bambini, salute necessità di risolvere gli inevitabili problemi, piccoli e grandi, è difficile concentrarsi su quanto avviene nel mondo, le strategie geopolitiche, i rischi per la nostra economia quindi per il nostro stile di vita ed il nostro benessere, per il futuro dei nostri figli. È difficile ma dobbiamo farlo.

Per lunghi decenni, la coesistenza tra i paesi si è basata su una serie di principi basilari: il rispetto della democrazia e dell’autonomia dei vari paesi, il rispetto delle regole internazionali, il non uso della forza per risolvere tensioni, la promozione di un commercio mondiale sempre più libero e senza barriere doganali che aumentasse il benessere dei cittadini in modo generalizzato. Il tutto garantito da una serie di organizzazioni internazionali.

Ci piaccia o no, la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina nel febbraio 2022 ha innescato una svolta negli equilibri del mondo. Le tensioni in Medio-oriente, al confine sud dell’Europa, hanno aggravato la situazione.

L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, nel gennaio 2025, ha portato un ulteriore scossone all’equilibrio mondiale, con un forte impatto sull’Europa ed i suoi Stati. Non ho bisogno di enumerare i proclami ed i contro proclami del Presidente Trump e del suo cerchio ristretto. I governi europei devono affrontare le sfide e prendere delle decisioni difficili, sapendo guardare al medio-lungo termine, piuttosto che ai sondaggi immediati ed avere la capacità di spiegare ai cittadini il senso di scelte che possono apparire nel breve termine impopolari.

Il mandato all’unanimità dato dagli Stati e dalla maggioranza del Parlamento europeo è un primo segnale che l’Europa è pronta a stare unita e cominciare a creare delle sinergie in materia di difesa. L’altro aspetto positivo, che traspare dal libro bianco, è che si comincia a costruire qualcosa partendo dagli Stati, con l’obiettivo di coordinare meglio la produzione e gli acquisti di materiale bellico, sviluppare una condivisione di informazione dei servizi di intelligence nazionali, lo stesso vale per la tecnologia le comunicazioni e cosi via.

Una buona parte di queste iniziative, che vedremo meglio solo quando saranno presentate le proposte, saranno finanziate con debito comune garantito da tutti gli Stati. Sull’esempio di quanto fatto con il Next Generation EU. Questo piano, favorito dall’ allentamento delle regole del Patto di Stabilità, dovrebbe a termine consentire agli Stati Europei di essere più autonomi nella difesa del proprio territorio e dei propri valori, una prima risposta al disimpegno americano dalla difesa dell’Europa.

A questo, si deve segnalare la svolta in atto in Germania dove, sotto la guida del futuro cancelliere, Friederich Merz, sarà votata una riforma costituzionale per sopprimere il limite di spesa per finanziare spese legate alle infrastrutture all’ambiente ed alla difesa. Una vera e propria rivoluzione.

Seconda emergenza, quella del commercio. Il Presidente Trump ha iniziato ad introdurre dazi su molte merci importate, dando vita alle ritorsioni da parte dei paesi colpiti, creando di fatto un forte impoverimento dell’economia dei paesi (Europei e non) colpiti. Difficile dire a questo stadio tali dazi siano l’obiettivo finale del Presidente americano o solo una strategia negoziale, ma nei due casi questi atteggiamenti richiedono delle prese di posizione da parte dell’Europa, altrettanto forti. Con posizioni forti e decise sarà d’altra parte più facile negoziare.

Difficile dire se i leader europei sapranno essere solidali tra di loro nell’interesse di difendere la sovranità nazionale ed europea. È una grande opportunità ma non è sicuro che tutti sappiano coglierla. D’altra parte va ricordato che i Trattati europei prevedono la possibilità di portare avanti azioni con la cosiddetta “cooperazione rafforzata” (con la partecipazione di almeno nove stati) o in ultima analisi, attraverso accordi tra gli Stati, al di fuori del quadro giuridico dell’Unione Europea, come per esempio stanno facendo Francia ed Inghilterra per garantire il sostegno all’Ukraina (la coalizione dei volenterosi).

Per concludere, l’opinione pubblica dovrebbe essere cosciente che le sfide che abbiamo di fronte non riguardano gli altri ma noi stessi, la nostra libertà i nostri valori, non vogliamo lasciare ai nostri figli la scelta se vivere da sudditi americani o sudditi cinesi o russi ma di essere orgogliosamente europei con le nostre identità nazionali. Può essere motivo di ottimismo sapere che la generazione Erasmus è più avanti e questo lo ha già assimilato.

Pubblicato sulla Gazzetta di Parma 18 Marzo 2025

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